Eccezionale nuova scoperta a Pompei. Nella stalla di Civita Giuliana, all’interno degli scavi archeologici della città campana, sono stati rinvenuti i resti di un terzo cavallo.
Gli scavi, che si stanno tenendo nella zona nord del sito, avevano infatti recentemente portato alla luce gli ambienti di servizio di una grande villa suburbana. La dimora, molto ricca e straordinariamente ben tenuta, era ricolma di oggetti di ogni genere, dalle anfore agli utensili da cucina. E’ stato rinvenuto persino un letto in legno, di cui è stato realizzato un calco.
Tra gli ambienti invece ha destato interesse soprattutto la stalla, all’interno della quale sono stati ritrovati i resti di un cavallo di razza. Accanto all’animale una mangiatoia in legno ed un secondo cavallo, di cui inizialmente erano state rinvenute soltanto le zampe. Nei giorni scorsi però il cavallo è stato riportato interamente alla luce ed un terzo è apparso agli occhi degli archeologi.
I finimenti portati alla luce
L’animale in questione indossa una bardatura di tipo militare, ed è stato rinvenuto riverso sul fianco sinistro e con in bocca un morso in ferro.
Cinque reperti bronzei si trovavano accanto all’animale, quattro di essi posti sulla gabbia toracica. Gli elementi in questione paiono far parte di un tipo di sella molto particolare, detta “a quattro corni“. Il nome si deve al fatto che due coppie di sostegni a mezzaluna in legno di conifera rivestito in bronzo si trovavano l’una anteriormente e l’altra posteriormente alla sella. La loro funzione era quella di sostenere il cavaliere in mancanza di staffe, ancora sconosciute all’epoca. Tali tipologie di bardatura vengono fatte risalire al I secolo d.C. ed erano utilizzate soprattutto in ambito militare.
Il quinto oggetto bronzeo invece è stato recuperato sotto il ventre dell’animale, in prossimità dagli arti. Si tratta precisamente di tre ganci con rivetti collegati ad un disco mediante un anello. In origine queste strutture dovevavano essere quattro, e la loro funzione era quella di bloccare la sella sul dorso del cavallo.
Ulteriori elementi sono stati ritrovati dietro la schiena dell’equino: si tratta di fibre vegetali che lasciano ipotizzare la presenza di un drappo e di una sacca, le cui parti mancanti sono state probabilmente trafugate dai tombaroli.
Lo studio dei finimenti è attualmente curato dall’archeologo Domenico Camardo, mentre le ricerche sul campo sono seguite dall’archeologa Paola Serenella Scala.
Le dichiarazioni del Direttore del Parco archeologico di Pompei
“I tre cavalli, come forse il primo rinvenuto ed analizzato, dovevano far parte della razza più nobile, animali di rappresentanza, per la loro imponenza dimensionale, probabilmente frutto di accurate selezioni, e per i finimenti di pregio, in ferro e bronzo”, ha dichiarato Massimo Osanna, direttore generale del Parco archeologico di Pompei.
E ha aggiunto “I ritrovamenti confermano che si trattava di una tenuta prestigiosa, con ambienti riccamente affrescati e arredati, sontuose terrazze digradanti che affacciavano sul golfo di Napoli e Capri, oltre a un efficiente quartiere di servizio, con l’aia, i magazzini per l’olio e per il vino, e ampi terreni fittamente coltivati, anche stando alle prime indagini di inizio Novecento. Nel 2019 saranno stanziati 2 milioni di euro dai fondi ordinari del Parco archeologico per procedere all’esproprio dei terreni e per proseguire le indagini di scavo, al termine delle quali sarà possibile l’apertura al pubblico”.